La comunità giuridica brasiliana ha subito un vero e proprio shock venendo a conoscenza delle informazioni riservate pubblicate dal sito giornalistico The Intercept. Tali informazioni, se confermate, possono dimostrarsi uno dei più grandi esempi di lawfare del pianeta. Il termine “lawfare” viene utilizzato per indicare una situazione di “guerra legale”, ovvero l’uso del diritto come arma politica per sconfiggere governi o sostituire regimi politici.
Em português: Informações reveladas provam o 'lawfare' como arma política no Brasil
In English: The information revealed by The Intercept could be evidence of lawfare in Brazil
En français: Enjeux des révélations de The Intercept : le «lawfare» comme arme politique au Brésil
En español: Informaciones reveladas por The Intercept comprueba el “lawfare” como arma política en
I documenti ottenuti dal giornalista Glenn Greenwald e dal suo team confermano l'opinione negativa degli specialisti nei confronti dell'Operazione Lava Jato – nome di una task force anti-corruzione ispirata all'inchiesta Mani Pulite – percepita come esempio, per usare l'espressione del giurista tedesco Kirchheimer, di “giustizia politica”.
Era già noto che i pubblici ministeri e i giudici della “Operaio Lava Jato”, con il pretesto di combattere la corruzione a qualsiasi prezzo, avessero violato le leggi procedurali e le garanzie costituzionali, come la presunzione di innocenza.
I pubblici ministeri, sopravvalutati dai grandi media, col tempo hanno acquisito poteri e competenze eccezionali che hanno permesso loro di creare una task force speciale, e in tal modo riunire in una singola sede giudiziaria, nella città di Curitiba, processi che non avrebbero dovuto essere giudicati lì. In tal modo, questi processi, forzatamente riuniti a Curitiba, sono stati giudicati dallo stesso giudice. Così Sergio Moro si è consacrato come l'eroe nazionale anti-corruzione, centralizzando tutti i processi e godendo di una popolarità sconosciuta alla magistratura brasiliana.
Lo stile del magistrato, in seguito nominato ministro della Giustizia dal presidente Jair Bolsonaro, è stato sempre eccentrico alle regole dello stato di diritto, ignorando la discrezione raccomandata dalla legge alla magistratura. La sua inusitata partecipazione ad eventi sociali e premi, oltre alla sua costante presenza nei media, gli ha permesso di godere di un grande potere mediatico e dell'appoggio, a volte imbarazzato, della magistratura, incapace molto spesso di sottrarsi alla pressione sociale dell'opinione pubblica.
Palácio do Planalto
Mensagens vazadas pelo site Intercept Brasil mostram atuação de Sérgio Moro para prejudicar Lula e PT.
Questo inedita triangolazione tra il sistema giudiziario di Curitiba, i grandi media e l'opinione pubblica ha determinato le condizioni affinché la legge penale fosse applicata in modo arbitrario. A titolo di esempio è possibile citare le cosiddette “condufòes coercitivas”, in cui la traduzione coattiva dell'accusato davanti giudice diveniva il pretesto di una gogna mediatica, e ancora l'uso della misura cautelare in carcere al fine di ottenere la collaborazione degli indagati. La plea bargain è una recente innovazione nel diritto processuale criminale brasiliano, che riprende il modello statunitense, e che nella Lava Jato è stata utilizzata in modo discrezionale e spesso abusivo da parte degli inquirenti. Inoltre, i grandi media pubblicavano settimanalmente informazioni riservate relative ad indagini e processi che per legge erano coperti dal segreto istruttorio, e che invece venivano rivelate da quelli stessi agenti pubblici che avrebbero dovuto proteggerle, allo scopo di alimentare l'indignazione pubblica contro i così detti corrotti.
I processi contro Lula sono stati per il loro carattere completamente eccezionale, quanto di più violento e spettacolare ci potesse essere: la celerità del tutto atipica del processo, l'immediata carcerazione, il mancato rispetto dei diritti politici e civili, fino alla decisione di ignorare la risoluzione sul caso Lula delle Nazioni Unite. Centinaia di giuristi democratici hanno criticato duramente la sentenza, con cui il giudice Moro ha condannato Lula alla prigione, a causa della mancanza manifesta di prove. La trama che ha reso possibile la condanna e l'arresto di Lula potrebbe ora essere conosciuta dalle rivelazioni di The Intercept, che rendono pubbliche le conversazioni tra il giudice e il pubblico ministero del caso Lula, e in cui emergono le modalità con le quali sono stati definiti i tempi e il ritmo del processo, l'uso strumentale delle prove e dei testimoni, il rapporto con la stampa e con gli altri poteri.
I dialoghi divulgati suggeriscono che il lavoro dell'accusa è stato diretto clandestinamente dal giudice Moro, in contrasto con la Costituzione brasiliana, la quale richiede l'imparzialità dei magistrati. Colui che accusa non può essere lo stesso giudice che decide la sentenza, e il giudice / procuratore Moro ha agito allo stesso tempo sui due fronti, quello dell'accusa e quello del giudizio. E ciò è evidentemente una violazione della legge.
In una delle registrazioni pubblicate emerge che Moro, negli stessi giorni in cui si scusava con la Corte Suprema per aver usato e divulgato illegalmente una conversazione tra l'allora presidente Dilma Rousseff e l'ex presidente Lula, scambiava messaggi con il pubblico ministero Deltan Dallagnol: “Non rimpiango la revoca della segretezza. E 'stata la decisione migliore. Ma la reazione è cattiva “(sic).
Altrove, Moro fa riferimento ad una collega di Dallagnol e suggerisce al pubblico ministero di preparare la sua collega in modo più efficiente in vista della prossima prova testimoniale. Ancora Moro si raccomanda a Dallagnol affinché cerchi delle prove contro Lula. E ancora una volta, il giudice afferma, perfino, che il team dei pubblici ministeri avrebbero dovuto accelerare le loro “operazioni”. Ciò che per ora è emerso, solo una piccola parte di ciò che promette di essere rivelato presto, potrebbe essere la conferma di ciò che è noto da tempo: in Brasile una trama complessa e perversa ha dirottato l'autonomia e l'indipendenza della magistratura.
Questa collusione ha compromesso il destino politico del Brasile dal 2016 e forse da ancor prima, dal momento che emerge un'inquietante relazione tra i pubblici ministeri e le agenzie pubbliche e private statunitensi affinché le imprese brasiliane coinvolte negli scandali di corruzione ne assumessero la responsabilità. Tali accordi hanno prodotto ingenti guadagni che, più recentemente, il team dei giudici della Lava Jato intendeva gestire attraverso una fondazione privata, ma, fortunatamente, è stato prevenuto dalla Corte Suprema brasiliana.
In uno scenario di crisi economica e destabilizzazione politica, le elezioni presidenziali del 2018 sono state in gran parte decise dalla Lava-Jato. Essendo stato condannato e imprigionato dalla trama dei pubblici ministeri e dei giudici di Curitiba, Lula non ha potuto candidarsi alle elezioni, pur essendo il candidato preferito. L'operazione Lava-Jato ha aperto lo spazio per l'elezione di Jair Bolsonaro, che, appena eletto, ha ricompensato il giudice che condannò Lula, Sergio Moro, facendolo diventare il suo ministro della Giustizia. Le rivelazioni di The Intercept fanno emergere finalmente la verità. E mostrano al Brasile e al mondo i rischi che corre la democrazia quando il popolo è ingannato da notizie false e dall'uso perverso della legge.
*Carol Proner e Juliana Neuenschwander
Comitato internazionale dell'Associazione brasiliana dei giuristi per la democrazia
(ABJD)